venerdì 10 dicembre 2010

Ciocco - coccoliamoci

In queste ultime settimane ho speso parte del mio tempo in varie attività ma sono riuscita a trovare un angolino per rivedermi un film che avevo messo da parte da un bel po' di tempo: Chocolat di Lasse Hallström. Io adoro il cioccolato e quindi è quello che fa decisamente per me. Per cui mi sono attrezzata con un piattino di mendiants fondenti e di cremini misti e mi sono "fusa" con il divano. I cremini li avevo acquistati nella mia cioccolateria preferita, mentre i mendiants preferisco farli da me: cioccolato fondente, pinoli, noci e pistacchi, ciliegie, ananas, cubetti di cocco e lamponi essiccati. Così, sono come li preferisco in assoluto. Dicevo, mi sono acquattata sul divano, con la mia bella copertina e i miei cioccolatini e mi sono goduta minuto per minuto tutto il lungometraggio. A parte il fatto che, a mio parere, Juliette Binoche è magistrale nel recitare il suo personaggio, credo che questo sia un capolavoro. Sinceramente non ho controllato se ha ricevuto Oscar o altri riconoscimenti ma nella mia testa immagino di si, a valanghe anzi. Di questo film mi piace la sceneggiatura, la scenografia, i costumi, i personaggi, gli attori, il regista, tutti insomma. Ma al di sopra di tutto c'è quell'aurea dolce e innocente ma insieme anche peccaminosa che viene data al cioccolato: qui i cioccolatini sono parte della religione ma sono anche pagani perché ricordano antichi riti di religioni cadute in disuso o considerate "corrotte" dalla Chiesa. Ma non divaghiamo su questioni troppo delicate. Il bello è che alla fine hai una voglia matta di imparare anche tu a lavorare il cioccolato, a saper fare quelle fragili costruzioni e quelle morbide decorazioni. E poi di ritrovarti in mano una delizia ripiena di panna aromatizzata che ti riempie la bocca e ti sconvolge tutti i sensi. Sarà questo il vero senso del film?

martedì 2 novembre 2010

Un fabuleux déstin

Tra i miei film preferiti c'è Il favoloso mondo di Amélie, diretto da Jean - Pierre Jeunet nel 1999 con Mathieu Kassovitz e Audrey Tautou. E in ultimo, ma non meno importante, ci sono le musiche di Yann Tiersen. E non stiamo parlando di quattro accordi al pianoforte. Il signor Tiersen è quello che mi ha fatto innamorare delle colonne sonore dei film che guardo. Infatti, in tutti i film che guardo e che mi piacciono, trovo sempre almeno un brano che mi piace. Per cui me lo procuro in qualche maniera e subito finisce nel mio mp3. Comunque, a parte la mia eterna infatuazione per queste soundtracks, bisogna che parli del film.
La trama parte da un classico e viene via via rivisitata. Anche l'inizio parte in maniera del tutto inaspettata, da cose contemporanee o che potrebbero avere a che fare con la storia che ci viene raccontata... E invece no! All'inizio vengono esposti fatti slegati tra loro e quando si arriva all'inizio del film non ci si crede e sembra un altro pezzo un po' messo lì a casaccio. La sceneggiatura, molto ben fatta, è a tratti raccontata e parla di una ragazza che è vissuta sola con un padre un po' apatico dopo che la madre nevrotica è morta a causa di un suicidio (non il suo). La piccola cresce timida e senza avere troppi contatti con le gente. A 18 va a vivere da sola e 5 anni più tardi vive e lavora a Montmartre. Tutto è tranquillo e non sembra ci sia una premessa per una storia... Ma tutto cambia quando Amélie (il nome della ragazza) scopre dietro una piastrella del suo bagno una scatola di ricordi di un bambino vissuto lì 50 anni prima. Da quel momento decide di impegnarsi a migliorare la vita degli altri e a renderli più felici. Durante queste sue "missioni" incontra Nino, un collezionista di fototessere strappate. Nessuno dei due ha qualcosa di speciale ma lei si sente incuriosita da questo strano tipo che cerca fotografie nelle stazioni. Non vi dico di più, sarebbe come rovinarvi la sorpresa. Per chi ama le "happy end" comunque non deve preoccuparsi.



Penso che questa sia una specie di favola moderna: non sono ricchi, famosi, belli, perfetti. Sono persone comuni, che parlano, lavorano e vivono con altre persone comuni. Il loro incontro è solo uno dei miliardi di combinazioni che il destino può fare. La cosa è bella è che non serve preoccuparsi del futuro; viviamo il presente senza farci problemi sul domani.

lunedì 1 novembre 2010

La mia giornata "au cinéma"

Oggi è stata la mia personale giornata cinema. Era da tanto che ne volevo una. Ho finito 2 film che avevo cominciato ma che non avevo mai avuto il tempo di concludere. Lasciare qualcosa a metà: orribile...

Il secondo è stato Profumo - Storia di un assassino, di cui avevo letto anche il libro. Grenouille è un ragazzo nato nel niente e che destinato a una vita di nella feccia se non avesse una particolarità che lo rende diverso dagli altri: riesce a perepire e a distinguere qualsiasi odore. Resosi conto di questa sua caratteristica unica fa di tutto per imparare a estrarre i profumi dalle cose che lo circondano dopo aver incontrato il profumo al di sopra di tutti gli altri: quello di una ragazza. Prima lavora da maitre Baldini a Parigi e poi si trasferisce a Grasse per imparare la tecnica dell'enfleurage. Lì, commettendo omicidi dietro assassinii riesce in qualche modo a riprodurre quella paricolare combinazione che l'aveva stregato. Condannato, sarà processato ma riuscira a salvarsi, solo per rendersi conto che la sua vita non valeva nulla senza ciò che lui non avrebbe mai potuto avere. Il finale non lo svelo, anche perchè è un colpo da maestro dell'autore del libro, almeno a parer mio. Fatto sta, che dopo essere stata rapita dal libro, non ho potuto non esserlo anche dal film. Spesso le trasposizioni cinematografiche deludono il lettore, ma questa ha avuto tutta la mia approvazione. Mi è piaciuto come è stata resa ogni singola idea esposta nel romanzo, ogni profumo, ogni sensazione. L'interpretazione di Grenouille, poi, è stata esattamente come me l'aspettavo, credevo di essere lì. Solo chi ha visto questo film e letto il libro può capire tutto questo.

Per quanto riguarda il primo film, devo dire che non l'ho messo per secondo per un motivo in particolare. Non mi è piaciuto né più né meno dell'altro ma penso che questo sia il suo posto. Dicevo, il primo è stato V per Vendetta. Non metterò la trama, anche perchè non è semplice come la precedente. Era un film che volevo vedere da molto. Ottimi i costumi, gli effetti speciali, gli attori e la regia ma, ciò che più conta, è stata la sceneggiatura che mi ha colpito. La storia, per quanto mi sia impossibile descriverla, è stupefacente, perfetta, originale e moderna e classica e... diversa. Togliendo tutto il contorno di politica e lotta al potere che, a parer mio, fa molto George Orwell, cosa resta? Resta una di quelle poche opere cinematografiche che parlano di lesbismo, non come un tabù o una malattia, ma come un fatto che non importa sia normale o meno, ma che esiste, è vero e non ha nulla di obbrobrioso o peccaminoso. Il lesbismo, spesso meno accettato dell'omosessualità maschile, non è una perversione o un bacio saffico che eccita un uomo triste e solo che non sa cosa fare della sua vita. Il lesbismo è parte della vita delle persone. Non è una maniera non convenzionale di vivere. E' solo un altro modo. E nient'altro