martedì 2 novembre 2010

Un fabuleux déstin

Tra i miei film preferiti c'è Il favoloso mondo di Amélie, diretto da Jean - Pierre Jeunet nel 1999 con Mathieu Kassovitz e Audrey Tautou. E in ultimo, ma non meno importante, ci sono le musiche di Yann Tiersen. E non stiamo parlando di quattro accordi al pianoforte. Il signor Tiersen è quello che mi ha fatto innamorare delle colonne sonore dei film che guardo. Infatti, in tutti i film che guardo e che mi piacciono, trovo sempre almeno un brano che mi piace. Per cui me lo procuro in qualche maniera e subito finisce nel mio mp3. Comunque, a parte la mia eterna infatuazione per queste soundtracks, bisogna che parli del film.
La trama parte da un classico e viene via via rivisitata. Anche l'inizio parte in maniera del tutto inaspettata, da cose contemporanee o che potrebbero avere a che fare con la storia che ci viene raccontata... E invece no! All'inizio vengono esposti fatti slegati tra loro e quando si arriva all'inizio del film non ci si crede e sembra un altro pezzo un po' messo lì a casaccio. La sceneggiatura, molto ben fatta, è a tratti raccontata e parla di una ragazza che è vissuta sola con un padre un po' apatico dopo che la madre nevrotica è morta a causa di un suicidio (non il suo). La piccola cresce timida e senza avere troppi contatti con le gente. A 18 va a vivere da sola e 5 anni più tardi vive e lavora a Montmartre. Tutto è tranquillo e non sembra ci sia una premessa per una storia... Ma tutto cambia quando Amélie (il nome della ragazza) scopre dietro una piastrella del suo bagno una scatola di ricordi di un bambino vissuto lì 50 anni prima. Da quel momento decide di impegnarsi a migliorare la vita degli altri e a renderli più felici. Durante queste sue "missioni" incontra Nino, un collezionista di fototessere strappate. Nessuno dei due ha qualcosa di speciale ma lei si sente incuriosita da questo strano tipo che cerca fotografie nelle stazioni. Non vi dico di più, sarebbe come rovinarvi la sorpresa. Per chi ama le "happy end" comunque non deve preoccuparsi.



Penso che questa sia una specie di favola moderna: non sono ricchi, famosi, belli, perfetti. Sono persone comuni, che parlano, lavorano e vivono con altre persone comuni. Il loro incontro è solo uno dei miliardi di combinazioni che il destino può fare. La cosa è bella è che non serve preoccuparsi del futuro; viviamo il presente senza farci problemi sul domani.

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