mercoledì 2 febbraio 2011

Post-ino

Beh, mi scuso tantissimo per la mia prolungata assenza ma a volte si ha così tante cose da fare che è impossibile tenere testa e tutte...
Comunque oggi un piccolo post (non perchè sia di fretta, cioè, un po' si, ma non è questo il punto...) sul 27 gennaio. Non tutti sanno che il 27 gennaio è la giornata della memoria (si, è vero, non ne sono tutti a conoscenza). Questa data ricorda il giorno in cui sono stati per così dire "aperti" i cancelli di Auschwitz (27 gennaio 1945) ed è un simbolo della liberazione dei lager e dei campi di concentramento. Questa festa è stata istituita solo nel 2000 ma è ormai comune nelle scuole svolgere attività di vario tipo nell'ambito appunto di questa festività. Io, qualche anno fa, sono passata attraverso la fase "scopriamo-tutto-riguardo-i-campi-di-concentramento-attraverso-i-racconti-dei-sopravvissuti" e ho letto molti dei romanzi scritti da ex prigionieri. Tra questi c'era anche il Bambino con il pigiama a righe di John Boyne, che ancora non era né famoso come lo è oggi, né un film. E' un libro bellissimo e ho pianto come una fontana, mentre la trasposizione vorrei vederla ma alla fine evito perchè deve essere ancora più triste del romanzo stesso. Comunque, non era di questo che volevo parlare.
L'argomento di oggi (sii concisa, per favore) riguarda si la Shoah ma è un film che mi è piaciuto tantissimo sia la prima che tutte le altre volte che l'ho visto e che non c'entra molto con Il bambino con il pigiama a righe. Il titolo è Train de vie - un treno per vivere. Sans commentaire la pseudo traduzione (che mi ha sempre un po' orripilato), posso dire che è uno dei miei film preferiti, nonostante il tema trattato, proprio per la maniera in cui la Shoah è "dipinta". Non è la "solita" deportazione (se mi permettete questa licenza, le deportazioni non sono cose normali), con descrizione della vita nel campo e magari relativa morte del personaggio. Racconta le vite degli abitanti di un villaggio che mettono tutto in gioco per salvarsi e seguendo le idee di un presunto pazzo costruisce un treno per partire alla volta della Palestina. E' perfino divertente in certi punti, non è assolutamente pesante. Ovvio che non ha tutti può piacere questo tipo di rappresentazione. L'unico problema sta nel finale. A mio parere non ha una sola interpretazione. O forse è quello che io preferisco credere. Ma non importa. Il the end come al solito non ve lo racconto perchè i film si scoprono da soli. Vedremo come la penserete. Io, l'unica cosa che vi dico, è che adoro gli shtetl e i loro abitanti e se vedrete il film capirete perchè.

 
E mi raccomando, per quanto bello possa essere, niente paragoni con "La vita è bella". Sono fatti in maniera completamente diversa e un confronto tra due capolavori è una cosa pressocché inutile.

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